QUELLI CHE.. LA VASCA DEI VINILI

23:41.. So già ora che domattina mi maledirò per non essere già andato a dormire e la musichetta di Supermario che uso come sveglia sarà odiata al pari di una canzone di Gigi D’Alessio featuring Lorenzo Fragola.
Ma verso quest’ora mi ritrovo quasi sempre a lavoricchiare su qualcosa, brani, playlist, mixati e ora c’è il blog.
Per entrare nello specifico del post di stasera, ero intento a cercare e a scovare i 10 brani per la Electo Discochart di sabato prossimo.
E’ un lavorone soprattuto perchè se non viene fatto in tempo, La Fletcher può iniziare ad essere davvero, come dire…. insistente.
Ok sono stato cattivo, lei ha da fare tutto il lavoro redazionale e quindi cercare tutte le notizie per rendere il nostro programma “il programma”.
Quello di cui voglio parlare in questo post, però, non è un corso di come si prepara un programma radio/televisivo, ma bensì voglio condividere con voi una riflessione che di tanto in tanto mi sovviene mentre faccio il lavoro di ricerca.
Sono seduto davanti al monitor del Mac con un pagina nera e verde davanti agli occhi, in questa pagina una lista infinita di brani, generi, artisti, dj, classifiche.
Sto parlando di Beatport ovviamente.
Della moda che stia cambiando e di come questo sito sia diventato ormai il negozio di dischi virtuale numero 1 al mondo per tutta la musica dance ho già parlato QUI.
Mi è però tornata in mente la sensazione che avevo quando ero più piccolo e il sabato pomeriggio era dedicato al negozio di dischi.
So di essere un po’ retrò e molto sentimentale quando parlo di certe cose, ma in questo caso porto alla vostra attenzione un’analisi più oggettiva del cambiamento tra il disco fisico e il aggiungi al carrello a cui ormai sono abituato.
Partiamo quindi dagli svantaggi: nessun negozio di dischi sarebbe aperto per me alle 23:00 di un normalissimo lunedì’ sera per permettermi di ascoltare e scegliere i brani, un cd o un vinile (lacrimuccia d’ordinanza) non sarebbe mai costato 2,16€ e di sicuro la borsa con chiavette USB/pc/traktor/controllervari non peserà mai come una borsa stracolma di quegli oggetti piatti e rotondi comunemente detti “dischi”
Sulla rete però l’offerta è talmente tanto vasta e in continuo aggiornamento (una media di 4000 tracce al giorno) che praticamente, si annulla.
Io vorrei conoscere qualcuno che abbia il tempo e la voglia di ascoltare anche solo un terzo di questa massa immane di musica in uscita nell’etere. Perché, appunto, una volta fare un disco era qualcosa di fisico oltre che artistico, con un esborso economico almeno 10 volte superiore rispetto all’upload odierno.
In questo modo, il sistema che permette un ingresso così ampio e non filtrato finisce per ritorcersi contro se stesso elevando a mostri sacri sempre gli stessi 10/20 artisti che hanno la bravura e fortuna di essere abbastanza mainstream da rimanere in vista in un mare di proposte.
La qualità è quella che paga il prezzo più alto. Con questo non voglio dire frasi del tipo: “eh grazie adesso con pc è facile basta prendere un programma e la giusta crack e son tutti David Guetta”, semplicemente perché non sarebbe corretto.
La qualità paga il prezzo più alto perché il brano della vita di un ragazzo/a pieno/a di talento è magari il 2532esimo su 4000, direi che posso anche fermarmi qui col ragionamento.
Col disco fisico, invece, oltre alla musica pura, era automatico un processo di selezione da parte di:
- Casa Discografica
- Negozio di Dischi / Radio / TV
- DJ
In questo modo le Hit erano Hit, ma i prodotti più di nicchia venivano presentati nei live club dei vari DJs e avevano più possibilità di emergere, anche perchè nel negozio di dischi c’era un qualcosa che negli store digitali non ci potrà mai e poi mai essere: il dialogo.
Il dialogo vero, quel salutare chiacchierare di tutto e di più: opinioni sulle serate, sui dischi, consigli su come e quando utilizzare un certo tipo di brano, come reagisce la gente e potrei andare avanti all’infinito.
Sentirsi dire: “questo prendilo perché in pista rende un casino” mentre si sta con le cuffie in testa davanti al giradischi con la pila di vinili di fianco.
In questo caso la musica assume una forma diversa, non è più solo suono o mezzo per arrivare chissàdove, ma diventa qualcosa di più umano che avvicina le persone.
E poi scusate: ma vogliamo mettere lo stile di un/a DJ che sceglie i vinili dalla borsa, con uno/a che guarda un monitor a mo di “aspetta che capisco se il vestito è oro o è blu!!”
Alessandro Costa
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