loading
14 Ott

GIGI DAG – LO STILE CHE NON MUORE MAI

Sto ascoltando musica.

Come sempre iTunes in modalità casuale, sta finendo Back in Black degli AC/DC, due secondi di silenzio, una voce profonda: “fatico molto a passare da una condizione di sonno protratto, ad uno stato di veglia totale… GINNASTICA MENTALE”

Tralasciando la discutibile scelta logica del mio DJ chiamato iTunes, mi sono ritrovato a muovere la testa avanti e indietro al ritmo della cassa lenta (e violenta) a 105bpm.

Gigi D’Agostino.

Essendo io torinese sono un po’ di parte, ma chiunque abbia un minimo di conoscenza del mondo della musica dance non può non ammettere che si tratta di un personaggio unico su cui fare un caso di studio nel bene e nel male.

30 anni di carriera ai margini del main stream generale, ma incentrato tutto su di lui.

Gigi è il mainstream di se stesso.

Associare un DJ ad un genere è abbastanza facile, raggrupparli forse ancora di più.

Prendiamo i “big names” internazionali per esempio: Calvin Harris, Guetta, Garrix possono essere tutti etichettati sotto quella megavoce EDM.
Skrillex, Nero si possono catalogare dubstep e via così per ore.

Se in un DJ set passo un brano di Avicii sto passando un brano EDM di un grande artista…

Se metto un disco “lento violento” sto suonando.. esatto.. GIGI.

Il DJ che ha creato uno stile “ad personam” che lo rende unico nel mondo, non a caso è tra i pochi big che non partecipa ai mega festival, ma riempie (e lo fa davvero) i club più grandi d’Italia e lo fa con ingresso a pagamento (una bestemmia in questo periodo).

Uno dei DJ tra i più controversi e criticati che però resta e resterà l’uomo dei miracoli musicali.

I still believe in your eyes….. (nota personale per Dzeko & Torres: “non fosse stato per Gigi, col cavolo che la vostra Amour Toujours faceva quel botto)

Pim Pao a tutti

Pubblicato in disco
Informativa cookies completa