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28 Nov

C’era una volta la discoteca

Ieri (domenica 27/11 ndr.), su La Stampa,è uscito un articolo interessante sulla crisi del mondo discotecaro Biellese.
Per chi fosse interessato qui il link.
Riassumo brevemente il concetto: “le discoteche chiudono per far spazio a locali ibridi (pub, cocktail bar ecc.)”.
Leggendo mi sono accorto che al posto di Biella avrei potuto leggere qualsiasi città italiana.
Di difficoltà del mondo della notte ho già parlato in altri post e testate giornalistiche molto più autorevoli del mio modesto blog ne hanno fatto il loro leitmotiv.

Le abitudini della clientela sono cambiate: se una volta le 2 di mattina era orario di apertura, ora si torna a casa.

L’utente tende a conservarsi il “bonus alba” per festival o mega eventi con ospiti internazionali, riducendo il margine per le serate “standard”.

Se è vero che nelle grandi città le discoteche sopravvivono, benché con free entry o prezzi d’attacco che riducono i guadagni netti al minimo indispensabile, nelle periferie o nelle realtà più piccole il destino è segnato: chiusura.

Esempi lampanti per i torinesi: il Privilege di Airasca (o Ultimo Impero per i techno nostalgici)o l’Hennesy di Pino Torinese.
Il primo: un mostro da 10 mila persone (tra invernale ed estivo), che a cavallo degli anni 2000 sembrava immortale, ora ridotto ad un cumulo di macerie e vittima di saccheggi.

Il secondo: il tempio della “Torino bene”, il locale in collina in cui oltre alla camicia, un gruppo folto di ragazze e conoscenze alla porta, occorreva anche accendere qualche cero e raccomandarsi ad un santo protettore per poter entrare. Ora trasformato in un ristorante per famiglie.

Se il mercato è cambiato, i locali non si sono adattati rimanendo ancorati ad un mondo che cessava di esistere.

I mutamenti musicali dell’ultimo periodo, però, mi suggeriscono che, nel prossimo periodo, la vita da club potrà ritornare ad essere un business sul quale investire.

Vedremo

Pubblicato in disco
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