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29 Nov

L’IMPORTANZA DI ESSERE RESIDENT

In un mercato saturo di superstar internazionali, la figura del DJ resident si è un po’ persa per strada.

Quindi un messaggio a tutti i DJ che, giustamente, provano a trasformarsi in special guest. Provate ad essere i resident.

Mi spiego meglio: l’idea di  “ospite” che arriva 30 minuti prima del suo set, accompagnato da un’auto con autista, una bottiglia di champagne al tavolo e la pista già calda pronta ad urlare al proprio nome, deve essere un obiettivo, non una pretesa.

Essere i resident è una faticaccia: bisogna conoscere il pubblico, capire come scaldarlo, calcolare bene i tempi, non esagerare, ma nemmeno essere troppo morbidi per non pestare i piedi all’ospite che deve suonare dopo di te ecc.

La classica “vita da mediano” alla Ligabue tanto per capirci.

Per raccontarvi la mia esperienza, ho avuto la grande fortuna di poter fare le aperture a dei grandi resident torinesi (se mi leggete sapete che sto parlando di voi), che hanno avuto l’enorme pazienza di prendermi da parte e spiegarmi, anche con toni decisi, che la tua voglia di musica deve essere al servizio del pubblico, non di te stesso.

Questi insegnamenti mi hanno permesso di poter gestire quasi ogni tipo di evento, anche quando la pista è scarica o quando ho il privilegio di essere ospite, dove chi suona prima di me esagera un tantino con il “put your hands up” (ragazzi ricordatevi che non è sparando tutte le cartucce più forti che avete che vi rende grandi DJ, ma è sparando quelle giuste, al momento giusto).

Se è vero che il resident è un lavoro che alla lunga può apparire ripetitivo, siete i padroni di casa, siete parte di una famiglia che si diverte ogni settimana e che vi rispetta per ciò che fate e, soprattutto, siete voi che rimediate ai casini che spesso i guest vi combinano. Non sottovalutate tutto questo.

Le grandi punte, forse, fanno vincere la partita con una magia, ma sono i giocatori di sacrificio, che vincono i campionati.

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